Vazzola

Un pezzo di cielo: Duilio Corompai 

 

Eccoci a Visnà di Vazzola, sulla cupola del presbiterio è raffigurata la Gloria di San Martino, il santo francese titolare della chiesa. Lo spazio è dominato dalle nubi che sottolineano la rotondità della calotta dove si intravedono, monocrome, la Trinità e le schiere angeliche. La scena narrativa si concentra su un lato: angioletti e cherubini in volo trasportano il pastorale e la mitria. La cotta con il bordo in pizzo, la pianeta e il manipolo svolazzano, le braccia aperte e il volto rivolto verso l’alto precisano il percorso ascensionale di San Martino. Raffigurato come vescovo, non con la più nota iconografia in cui divide il mantello con il povero. Il colore azzurro della pianeta si lega a quello dell’angelo dalle grandi ali che lo accoglie e lo introduce alla Trinità. Potenti per forma e colore sono i Quattro Evangelisti posti sui pennacchi. Hanno volti vigorosi, terragni e la cura compositiva rende chiare le loro posizioni. La resa naturale dei gesti dello scrivere su grandi libri e la vivacità cromatica delle vesti ampliano la percezione dello spazio, in realtà piuttosto angusto, che queste figure occupano. Attenta è anche la resa degli animali che li accompagnano: un leone pacato ma vigile, un bue che ci scruta, un’aquila che si sta per posare.

 

L’osservazione dell’angelo che delicatamente affianca San Matteo, ci fa comprendere in quale fase del percorso artistico del pittore si collochi quest’opera. Alla base vi è un’iscrizione: Duilio Corompai, 30 novembre 1925. Fino al 1920 il pittore si firmava Korompay: era nato a Venezia nel 1876, ma la famiglia era di origine ungherese. Dopo la Grande Guerra italianizzò il suo cognome: essere di origine imperiale in Italia non era più un buon lasciapassare. Il padre è ferroviere e la famiglia ben presto si era trasferita a Milano. A 15 anni era iscritto all’Accademia di Brera. Sono gli anni in cui a Parigi c’erano gli Impressionisti e gli accademici milanesi li osservano con attenzione. Ne riprendono i tocchi di colore accostati, anche se non condividono l’idea che l’arte debba raccontare solo il proprio tempo e nei contesti sereni. Tra i pittori che gli furono in qualche modo maestri, ricordiamo ad esempio Giovanni Segantini e Gaetano Previati. Pittori simbolisti, attenti ai valori trascendenti. Ed è il linguaggio che il pittore porterà con sé nelle esperienze bolognesi e nel ritorno a Venezia: qui sarà partecipe al dibattito artistico e dal 1905 anche alla Biennale. In quell’angelo così elegante nei gesti e femminile nel volto, ritroviamo le grandi ali di Previati. Corompai è ormai maturo, delinea con sicurezza i contorni delle figure col pennello rosso, come Giotto agli Scrovegni. 

 

Questo di Visnà è il primo degli interventi murali a tempera nell’arte sacra di Corompai, un ambito a cui si dedicherà fino al 1947 tra il pordenonese, il Veneto e il Trentino. Nel 1935 lascerà a Visnà anche un delicato ovale con Sant’Anna e Maria Bambina, dov’è evidente la sua capacità di porre pennellate sicure, materiche, che strutturano ogni dettaglio. La sua attività fu però molto varia, intrecciando una spiccata sensibilità per la pittura di paesaggio con la ritrattistica. Volti di bambini, scorci dolomitici, lembi dell’ampia pianura veneta, le atmosfere estive del suo giardino a Cimpello e poi Venezia, inusuale o in abiti notturni. 

 

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