Susegana

SUSEGANA

Un’opera di grido: il Pordenone a Susegana

 

Siamo nel bel mezzo di una Sacra Conversazione. Manca ancora il sottofondo musicale. Serve prima accordare il liuto. C’è ancora fermento tra i convenuti. Il Battista incede nella scena e ci invita a prenderne parte. Il suo gesto perentorio orienta il nostro sguardo verso la Vergine e il suo Bambino. Il piccolo Gesù ha un corpicino che è luce. Sembra roteare come fosse una girandola. Energica e vitale.I quattro santi sono salde colonne in carne ed ossa. I piedi vigorosi. Al Battista fa da specchio Pietro sulla destra: li affiancano Caterina d’Alessandria, elegante ed austera, e il profeta Daniele. Daniele. E’ figura chiave di questo incontro con il divino. La sua visione dice la portata rivoluzionaria dell’incarnazione di Cristo: dalle rovine di un mondo ormai adombrato sorge la nuova ecclesia, irrorata dalla luce. Lo attesta la monumentale esedra che fa da fondale. E’ pura invenzione, efficace, di un artista figlio di un magister murarius. Gli sono familiari i libri e i trattati di architettura.

 

Questa è l’arte di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone. Quando dipinge questa pala, probabilmente intorno al 1514, egli è già un grande maestro. Ponte tra Venezia, il Friuli e l’Italia centrale. Tra la lezione di Giorgione e quella di Michelangelo e Raffaello. Tra potenza del colore e vigore anatomico. Con doti tecniche straordinarie, anche ed in particolare come frescante, capace regista di ampi spazi, affollati di moltitudini di personaggi. E’ cresciuto e si è formato in ambito provinciale, ma il suo talento gli assicura importanti commissioni. Dall’Umbria alla Lombardia, dall’Emilia alla Liguria, a contatto con linguaggi artistici diversi e qualificati.

 

A Susegana, l’incarico gli viene affidato dai conti di Collalto, signori indiscussi di questo territorio, impegnati a celebrare la loro presenza mediante interventi artistici. Numerosi e qualificati. Per loro, il Pordenone sta lavorando presso la chiesa del vicino Castello di San Salvatore, con il suo immancabile furore creativo. Si sta occupando dei monumentali affreschi del presbiterio. La pala dell’antica pieve di Santa Maria, completa il progetto di rifacimento e di abbellimento di questo edificio sacro. L’operazione spetta proprio ai Collalto, che di questa chiesa hanno all’epoca il giuspatronato. La bolla di papa Innocenzo VIII del 1486 dà loro il privilegio di designare a piacimento anche il sacerdote.

 

E il legame con i Collalto caratterizza fortemente la nuova, monumentale pala. I due santi sulla sinistra sono gli eponimi di Giovanni Battista I di Collalto e della moglie Caterina Trissino, genitori di Giovanni Antonio, probabile committente dell’opera. Con questo dipinto, il Pordenone dimostra una spiccata autonomia di linguaggio. Eppure, irrefrenabile sarà ancora l’evoluzione della sua arte. Personalità dal carattere sanguigno, artista mai uguale a se stesso, moderno e fortemente espressivo. Modello e stimolo per tanti artisti, che si sono nutriti della sua grande lezione.

 

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