Codognè

CODOGNE’

Il ritorno a Roverbasso di una pala antica

 

Intorno alla fine del Cinquecento, un ignoto pittore dipinge una pala con l’Incoronazione della Vergine. La sua fonte di ispirazione è certamente un affresco quattrocentesco che si trova presso la Cappella della nobile famiglia Galletti, nella chiesa di San Giovanni dei Carmelitani a Serravalle. Lo possiamo immaginare mentre, con il naso all’insù, ne disegna i tratti salienti, come promemoria per la sua opera.

 

Ma vi è un altro dipinto che gli sta a cuore: la pregevole tavola realizzata all’inizio del secolo dal bergamasco Andrea Previtali in Santa Maria del Meschio. Quel bel volto e quella postura di Maria, il senso di umiltà e di accettazione che trasmette, ben si prestano per la Vergine incoronata che intende realizzare!

 

Ed ecco l’opera finale; un focus sul gesto solenne del Figlio verso la Madre, d’ora in poi regina del cielo e della terra. Le due figure sono in primo piano, sembrano quasi uscire dal quadro. Speculari l’una all’altra, siedono su troni in legno, dallo schienale curvilineo. Questi poggiano su un gradino a riquadri marmorei. L’artista veste i personaggi con abbondanti tessuti bordati d’oro. E’ una cerimonia importante che richiede abiti raffinati! D’oro è lo scettro di Lui, come anche il fermaglio del suo mantello: un fiore a sei petali con pietre preziose come pistillo. D’oro sono pure le corone, tempestate di perle, mentre le calzature che spuntano dalle lunghe vesti sono di un rosso fuoco, liturgiche. La Vergine, con il capo dolcemente reclinato, asseconda il gesto del Figlio. Anche in cielo, permane il legame specialissimo tra i due. Le mani di lei sono incrociate sul petto. Come se si trattasse di una nuova Annunciazione. Dall’alto, Dio Padre tiene il globo con la mano sinistra e benedice l’evento, alla presenza della corte celeste.

 

Di recente, il dipinto ha fatto ritorno nella chiesa parrocchiale di Roverbasso. Si trovava da molto tempo presso il Museo d’Arte sacra “Albino Luciani” di Vittorio Veneto, dove era stato trasferito a causa del precario stato di conservazione. E lì faceva bella mostra di sé dopo un importante intervento, affidato all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma.

 

Ora occupa nuovamente una posizione centrale, entro una cornice in stucco sulla parete di fondo del presbiterio. Anche se non si tratta del suo contesto originario: l’opera costituiva di sicuro la pala di un altare, modificata nella forma e nelle dimensioni in epoca non precisata per adattarsi al nuovo assetto. 

 

E’ bello pensare che a questa Incoronazione della Vergine ha rivolto lo sguardo anche il Beato Padre Cosma Spessotto, nato a Mansuè ma cresciuto a Roverbasso. Questa chiesa parrocchiale, con il suo arioso spazio verde, lambito dal fiume Resteggia, era per lui un luogo del cuore. Francescano, missionario in El Salvador dal 1950, ci tornava volentieri qui tra la sua gente. La famiglia, gli amici. Nei suoi quattro rientri in Italia, tra il 1958 e il 1978, qui ha potuto trascorrere dei tempi di riposo, in un clima sereno, accogliente e pieno di affetto. Nella parrocchiale, amava pregare e celebrare la messa. Tanto che, quando è stato il momento di costruire la chiesa presso la comunità salvadoregna di San Juan Nonualco di cui era parroco, egli si ispirò proprio a questa, con il caratteristico ingresso dal campanile. Un tributo oltreoceano al suo amato paese.

 

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L’immagine di Maria nelle pale d’altare:

 

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