SANTA LUCIA DI PIAVE
Il diavolo e l’acqua santa
Riccardo Granzotto nasce il 23 agosto 1900 a Santa Lucia di Piave. Perde il padre a 10 anni e presto lascia la scuola per lavorare. Fa il calzolaio, il falegname, poi il muratore nell’impresa del fratello Giovanni. E’ portato per il disegno. Lo nota anche il suo parroco, don Vittorio Morando.
A 21 anni si iscrive alla Scuola serale di Arti e Mestieri di Conegliano, dove insegna lo scultore Vittorio Celotti. Tra i due si stabilisce un profondo e duraturo legame. Celotti ha a cuore questo ragazzo talentuoso come fosse un figlio e lo incoraggia a studiare. E così avviene. Dal 1925 al 1929, Riccardo frequenta brillantemente la scuola di scultura dell’Accademia di Belle Arti a Venezia. Per la sua prima opera in marmo, L’anima e la sua veste, riceve i complimenti del maestro Adolfo Wildt, in visita agli allievi. Non si è ancora diplomato, quando il suo parroco, don Vittorio – il primo che ha creduto in lui – gli commissiona un’acquasantiera per la chiesa parrocchiale.
Prende sul serio l’incarico e realizza un capolavoro: un gruppo scultoreo in marmo di Carrara e bronzo che trasforma il contenitore dell’acqua benedetta in una potente narrazione. Sant’Ignazio di Loyola affermava che Satana “si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto”. Qui Riccardo lo smaschera, in tutta la sua bellezza ingannatrice, e lo intrappola sotto il peso di una conchiglia da cui si erge la figura esile ma potente di Maria.
Lucifero è come Atlante, il titano costretto da Zeus a sorreggere sulle spalle l’intera volta celeste. Le interpretazioni artistiche di questo mito erano certamente note a Riccardo. E familiare doveva essergli anche il cinquecentesco “Gobbo di Rialto”, in campo San Giacomo: chissà quante volte, camminando per Venezia, si era fermato ad ammirarlo! Quello di Santa Lucia di Piave è un Lucifero a grandezza naturale. Una presenza concreta, il cui bel corpo tradisce il suo essere creatura divina. Ma, allo stesso tempo, gli artigli, le orecchie appuntite e le ali da pipistrello sono segni terribili della sua mostruosità. Il ginocchio destro poggia a terra mentre la gamba sinistra tenta invano di scattare per sottrarsi al grave fardello. Il braccio destro scivola lungo il fianco. Quello sinistro anteposto alla fronte. I pugni sono serrati. La tensione muscolare ha il suo apice nel volto, colto in una smorfia di fatica e di rabbia che deforma la bocca e lascia in vista la dentatura. Lo sguardo è allucinato, perso nel vuoto. Rimanda a Wildt, alla Maschera del dolore e al Prigione. Stessa smorfia, stessa barba caprina. Pervaso da una ricerca strenua di armonia e di purezza, Riccardo però ne attenua la drammaticità. Dal maestro milanese egli desume anche il gusto per l’accostamento di materiali diversi e la levigatezza delle superfici, con effetti di raffinata trasparenza.
Dell’acquasantiera ci è pervenuto un modellino in gesso, preziosa testimonia dell’evoluzione che l’opera finale ha avuto rispetto all’idea iniziale. Tra le numerose modifiche apportate, oltre alla postura di Lucifero, vi è l’inserimento della pelle di serpente, a cingergli i fianchi. Nell’opera finale, il basamento non è più quadrilobato bensì rettangolare e la pila dell’acqua santa, da un semplice contenitore circolare diviene un’elegante valva di conchiglia, che il giovane scultore realizzerà in collaborazione con il suo primo maestro: Vittorio Celotti.
A completamento del complesso scultoreo, Riccardo introduce infine la figura di Maria. Un bronzo raffinato che rimanda a Donatello. La bellissima giovinetta dai capelli sciolti è salda come una colonna greca. Porta la mano destra al petto in segno di accettazione mentre con la sinistra indica l’acqua salvifica. E’ Lei la donna biblica che schiaccerà la testa del serpente. Il suo sguardo rivolto verso l’alto è segno della relazione con Dio, un canto di lode al Signore. L’acquasantiera viene benedetta l’8 dicembre 1928. Riccardo sta ancora studiando. E già da tempo nel suo cuore la sete di Dio si fa via via incontenibile. Intanto, altre espressioni della sua arte giungono in questa chiesa. Nel 1931, il protiro, con i maestosi Leoni stilofori. I battenti del portale d’ingresso. Ed infine, nel 1933, la statua della martire Lucia. Ancora un riferimento a Wildt. In quello stesso anno, il 7 dicembre, Riccardo entra nell’ordine dei frati minori con il nome di fra’ Claudio. Dal 1994 è beato!
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